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I Racconti di Ettorus


La festa dei 18 anni

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Lunedì mattina ore 11:35 Ricreazione. Ero chiuso in me stesso, impegnato in una meditazione stile yoga sull’ultimo film porno visto a casa di Adriano Venerdì sera dal titolo “I miei primi quarant’ani”, film culto sulla vita di Rocco Siffredi, quando Silvia, la più bella ragazza della classe, si avvicina verso di me. La vedo camminare verso la mia direzione con il suo passo felpato da modella e sorridermi. Le immagini del film di Venerdì e di lei si confondo nella mia mente provocandomi una tempesta ormonale e quando la celestiale visione con voce calda mi dice che le farebbe molto piacere la mia presenza e mi lascia un biglietto sul tavolo il mio cuore, ad un passo dall’infarto, si mette a fare i capricci. Rivivo nella mia mente gli episodi di solitudine vissuti nel bagno di casa e già penso di essere ad una svolta decisiva della mia vita. Con l’esperienza del giocatore incallito di poker apro il bigliettino lentamente cercando di scoprirne un pezzettino per volta. Le parole prestampate però mi fanno capire che forse sono andato un tantinino avanti con la mente e così mi appresto a leggere: “Festa nel locale Tizio Caio in Via Trastevere per i miei diciott’anni- è richiesto l’abito elegante e la cravatta”. Mi giro verso il resto della classe e mi accorgo che tutti hanno in mano questo stupidissimo biglietto color giallo. In pochi secondi la mia vita passa dallo stato superlativo di super rimorchione a quella di misero sfigato. 
PANICO 
 
Avete idea di che cosa vuol dire per un povero giovane di diciott’anni in maglietta griffata e jeans dover cercare una giacca e persino una cravatta ?  
Mi industrio come posso cosciente delle ristrettezze della famiglia dovute al pagamento UCI, ICI, IRPEF e sigle simili da parte dei miei.
 Così eccomi li in quella calda sera di un Maggio romano rovente: musica di Berry White tipo “ You ‘re the last, you ‘re the best, you ‘re my everything” di sottofondo con giacca scura, reduce dall’ultimo matrimonio in famiglia, di mio padre; camicia di raso rossa con collettone anni ’70 e cravatta nera e, immancabile, jeans scoloratissimo e soprattutto mazzo di rose miste (comprate dall’amico egiziano Ohmar a quindici carte) dello stesso colore della camicetta. Gli altri: il Mario con giacca in elegantissimo blu scuro con bottoni dorati e gagliardetto sul taschino tipo comandante del Titanic, cravatta in tinta con righini dorati e camicia bianca; il figo della classe Claudio con chioma super ingelatinata, giacca monocroma e camicia su misura, super lampadato. 

Poi la sfilata delle ragazze! - Ma siamo sicuri che quelle cozzone che si annidano nei primi banchi della mia classe siano le stesse che mi ritrovo ora davanti? Magia dei tacchi alti? Trucco da Oscar tipo gli zombie di Romero? Mah, mistero della fede…-
Dopo tre quarti d’ora di stronzate e prese per il culo si entra nel locale. All’ingresso due omoni della stazza di un armadio a tre ante, che probabilmente di giorno prestano servizio nel mattatoio comunale come scaricatori di quarti di buoi, a controllare le generalità. Poi, dopo aver percorso il tunnel comunicante con la sala principale a luci soffuse e specchi alle pareti, eccoci nella sala principale con lei, la principessa della serata, la “miss so bella e non te la darò mai” della classe, nel suo abito color turchese con gonna lunga sino alle caviglie, quasi fosse la fatina carina di pinocchio, lei al centro della stanza a braccia aperte circondata da fratelli e genitori ma soprattutto da quel Mastino del padre di nome Guido pronto con i muscoli in tiro a stoppare ogni tentativo seppur vago di “ stringere” qualsiasi relazione di intimità con la figlia. Di sottofondo “ I will survive” di Gloria Gaynor. Subito mi fiondo di bacio di benvenuto e con l’angolo dell’occhio fra il passaggio da una guancia all’altra butto lo sguardo sul tavolo del buffet cominciando a puntare i miei obbiettivi per le prossime tre ore. Alle dieci siamo tutti dentro parenti, amici e compagni di liceo compresi. Devo dire in favore della Silvia che il suo parco di amicizie è veramente vario e ricco, soprattutto per quanto riguarda la parte femminile.
Scattano le danze e mentre il Claudio si getta al centro della pista subito braccato da dieci ragazze e, supportato da queste, si esibisce in una serie di pirotecniche figure acrobatiche io mi getto alla caccia di un qualche tipo di birra atta a estinguere la mia camelloide sete. Mi accontenterei anche di un qualche genere di alcolico se possibile ma so già che sarebbe chiedere troppo alla già infinita generosità del Mastino Guido. Così dopo un ora di inutile girovagare e vari tentativi inutili di corruzione dei camerieri presenti mi accontento di un insipido Gingerino che cerco di far passare per Campari e frammezzo a chili e chili di salatini, pizzette e rustici.

Sulle note di un tipico tunz tunz da discoteca prendo possesso di quello che sarà il MIO divano per le prossime tre ore rassegnato all’idea di dover subire almeno dodici rotture di coglioni del tipo: ma non vieni a ballare, sei un asociale, ma guarda che ci stiamo divertendo un mondo oppure almeno un lento ballalo! Già rimpiango la Raffaella Carrà strappalacrime di questo infernale sabato sera. Ed eccole la, le mie amiche! Tutte fasciate da questi ultrastrettiminisivedetuttomaionontelado vestitini che dimenano i loro corpi atteggiandosi ad esperte cubiste del sabato sera.

- Quasi, quasi preferisco la buona vecchia Selen! –-Senza quasi, almeno lei promette e mantiene- mi giro e mi accorgo che un tipo dal capello cespuglioso e con un’orrenda giacca verde a quadri simile alla mia è seduto accanto a me sorseggiando una Ceres.- E poi diciamocelo chiaro il primo amore non si scorda mai!- mi risponde lesto lui.
- Ma tu chi cazzo sei?- gli domando io con la mia solita estroversa simpatia.
- Piacere Stefano, condomino della festeggiata… - e mi porge la mano destra.- Io Nico, semplice compagno di scuola.-
- Incastrato pure tu in questa orrenda farsa di convenevoli e fighetti stile Beautyfull?-
- Non me ne parlare, sto rimpiangendo la Carrà ! Ma quella dove l’hai trovata?- gli chiedo io indicando la bottiglia di Ceres.
Lui accenna un sorriso ironico e mi dice: - Bella domanda per uno che beve Gingerino!-
- Guarda ho cercato di corrompere anche la sicurezza ma niente!-
- Allora vieni con me ho il motorino qui fuori, ci facciamo un giro a Campo de’ Fiori, ci prendiamo una birrozza e via con la serata filosofica.-- E con la festa come la mettiamo?-
- Tranquo non sentiranno la nostra mancanza-
Ci congedammo da Silvia con la scusa che la nonna di Stefano s’era sentita male e, siccome io ero di strada ne approfittavo per scroccare un passaggio. Silvia fece una smorfia come per dire tanto chi se ne frega stronzi delle vostre scuse da interrogazione e dopo un attimo si girò per parlare con Martina la carina senza neanche salutarci.Stefano aveva un Ciaetto modificato ereditato dal padre vecchio sessantottino che, a detta di lui sfiorava i centoventi in discesa. Lo slegò e ci incamminammo in quella afosa serata di Maggio.

FINE