Le Poesie di Carmelo Parrinelli
A Te
Specchiai un tuo sorriso,
vidi la lucentezza che emanavano i tuoi occhi.
Quanta vita trascorsa nel dubbio, nel cercarti, nel dire che esisti.
Cullasti i miei sogni, fatti d'armoniosi risvegli;
e quanti versi dedicati alla tua allegria
e ogni verso accendeva in me la speranza;
ma in una sera magica sfiorai le tue labbra e
s'accese l'allegria,
e quando mi dicesti ti amo
toccai l'infinito.
Un brivido e poi.
.Paradiso.
Vidi le tue mani dolcemente
Accarezzare il mio essere.
Chiedesti: " Uomo, tu tremi? "
Dolce mia fanciulla, placa i miei sensi e poi,
come generosa oasi di pace
dentro di me inizia a danzare come in un giro di stelle;
e infine trova dove cullarti,
magari in sul mio ventre.
Ora rimango ad ascoltare il fruscio del vento
Senza chiedermi donde nasce e dond' esso muore;
dove attinge la sua forza immane.
Resto seduto ad assaporare un fiato caldo
Che penetra con freddezza la pelle,
simile ad Inverno tumultuoso e greve.
Com'ero io nei momenti confusi.
In Estate dolce come il ricordo.
Un abbraccio, un bacio;
un cuore disegnato con rovereti pungenti
e tanta fretta di correre mano nella mano.
A te, mia cara, importa se il cor mio piange?
Che io forse non abbia amato abbastanza?
Fiducioso infine mi ritrovo solo,
chiedendomi se nei miei giorni senza senso
veglierai in eterno.
Proteggimi, affinché io non conosca la vera solitudine.
Gocce cadute sui prati,
lacrime pure di un cielo sereno,
là, fra le ortiche.
Ecco il pianto di un uomo sulla sua pelle,
gemito di un uomo e nessuna pietà per l'essere
fatto del pianto di un cielo sereno.
E dunque racchiudo in versi
tutto ciò che la mia lingua trema a dover dire.
.che sei il bene più grande ,
un desiderio immenso.
Racchiudi una luce dentro
Che quando si spande tocca l'eterno.
La tua pelle è latte,
ed io ardente.
Dimmi, amore, dimmi:
sei tu che la mia fronte stanca
nel sonno accarezzi,
mentr'io piangendo cerco
la perduta pace?
Aspetterò il tuo sorriso, un tuo abbraccio,
e capirai quanto t'abbia amato.
Scusa se non sei cresciuta con me, capirai dal colore
Dei miei occhi, da una mia lacrima.
Tu amore mio, quando cercavi una mia carezza
Ti mancava.
Ed adesso se io non ci sarò più
Capirai da questa mia lena
Quanto t'abbia amato.
Spero un giorno di potere incrociare i tuoi occhi
Per far comprendere l'immensa gioia nell'incrociare i miei.
Tu che dai ancora un po' di colore ai miei giorni
Tu delusa da una vita che t'ha tolto qualcosa,
Io deluso d'amore, d'odio, pietà, sorrisi, gioie.
Mi rimane l'ultima ragione di vita
che un giorno possa realmente raccontarti i miei pensieri.
Spero che mi amerai, per quello che sono, o fui per te.
A ROBERTA:
Ricordo dei nostri passi
mentre il sole spariva dietro alle nuvole
e la pioggia bagnava i nostri corpi
e s'asciugava colpita da caldi abbracci.
Ricordo la fuga di noi bambini
presi dallo stupore e dal pianto celeste
quando ritorno fu per me ricompensa
e m'allietasti di giorni e di caparbie strette.
Ricordo le note di una canzone triste
e di quel ultimo addio tanto umiliato
mentre danzando bagnavi le mie membra
versando lacrime d'amaro sospiro.
Ricordo mia cara Roberta.
.e mai scorderò.
SERENA SEI TU:
Sul mare e sulla terra,
mai così simili ad angeli decaduti
e i miei occhi annebbiati e chiusi
rovinati dalla luce del giorno.
Serena sei tu dentro ai miei giochi
e come il colore più vivo, acceso
riempi il grigiore di giorni annoiati.
E quando s'è fatta sera
nessuno di me si consola
avendo te come giusta preghiera
mentre vien meno bramata parola.
Sei come l'oceano calmo, cheto
e mi tuoni dentro come tempesta,
io delle tuo onde affogo, annego
tanto che poi dinanzi a me s'è festa
e urlar non saprei se d'amor s'appresta.
L'ordinata follia or festeggia
e andrà di spazi nel mio essere assorto
canterà di un ciel che poi troneggia
innominato lustro e di me accorto
mai dubitando amor mio celeste
anche dell'uomo innamorato, avvolto.
Note Biografiche:
Carmelo Parrinelli è nato a Enna il 3 febbraio 1981 e vive a Valguarnera Caropepe, un paesino dell'entroterra siciliano. La sua passione per la poesia e la letteratura in genere ha radici molto profonde. Rimase affascinato dallo stile malinconico e trasportatore di un altro scrittore e poeta valguarnerese; Francesco Lanza, autore di opere apprezzate in ambito nazionale quali "I mimi siciliani" e "Il lunario siciliano" e da Dante Alighieri con la sua visione in tre parti dell'oltretomba.
Dal 1990 ad oggi (fin da giovine età) ha trasformato i suoi lamenti e le sue gioie in versi."I versi sono lo specchio maledetto dell'uomo", disse.
Si definisce autore poliedrico, poichè l'avvicinamento all'arte abbraccia diversi stili e diverse culture non necessariamente letterarie.
Ha pubblicato due libri di poesia: "TRA AMORE E ODIO, lo specchio maledetto dell'uomo", edizioni Il Filo (2004) e "LA MEMORIA DI QUEI GIORNI", Edizioni Progetto Cultura 2003.
In attesa di pubblicare "NESSUNO TOCCHI IL TACCHINO", un libro a carattere comico in puro stile zelighiano con l'apporto della casa editrice Michele Di Salvo. Attualmente sta lavorando ad un psico thriller,un romanzo e ad un altro libro comico.